Studio Sigré

SPAZIO CONTRO-VIRUS 1 per le Relazioni In Famiglia: Una storia al Giorno

Spiegato ai figli l’entità dell’emergenza che stiamo affrontando e trascorsi i giorni in cui si è trasmesso loro tutto ciò che è stato necessario per rassicurarli, oltre che informarli, ora si tratta di fare fronte al vero cambiamento. In questi giorni, infatti, per rispettare le regole e contribuire a far si che “tutto andrà bene”, ognuno ha dovuto modificare le proprie abitudini. E modificare le abitudini, si sa, modifica gli equilibri, richiedendo a ciascuno, adulti, ragazzi e bambini, di adattarsi a nuovi ritmi, di riorganizzare il proprio tempo, di ridefinire orari e attività. Tutto questo provoca inevitabilmente un cambiamento prima di tutto dentro di noi. Abbiamo nel precedente articolo parlato della preoccupazione degli adulti e di quanto questa possa interferire nella gestione dei figli in queste circostanze. Oggi parliamo delle inevitabili emozioni che circolano in casa quando ci si trova costantemente in relazione, di come ci si trovi improvvisamente a doversi abituare ad una nuova, seppur temporanea, quotidianità. Lavorare da casa in presenza dei figli, andare a lavorare senza poter portare i figli più piccoli all’asilo o a scuola, lasciare a casa i figli più grandi costretti a sospendere tutte le relazioni sociali, impone un grande cambiamento nelle famiglie. Cambiare orari, deguarsi ai nuovi strumenti di comunicazione per il proseguimento dell’ attività didattica dei figli, interrompere i ritmi per acquisirne di nuovo, sono solo alcuni dei principali aspetti legati al cambiamento che stiamo vivendo. E questo che impatto ha su di noi? Questo grande sforzo che stiamo facendo cosa comporta? Intanto in questi giorni i primi cambiamenti evidenti riguardano i bisogni primari di ciascuno. Grandi e piccoli dormono, mangiano, si muovono, respirano in modo diverso rispetto a prima. Si va a dormire in orari diversi, ci si sveglia e si mangia in orari differenti. Cosa significa questo? Significa che il nostro corpo è impegnato ad adattarsi alle nuove abitudini. E le nostre emozioni che fine fanno? La preoccupazione non è certo scomparsa, ma oltre a ciò si aggiungono tutte quelle emozioni legate allo stare in casa (necessaria ed indiscutibile condizione attuale ), emozioni correlate all’impossibilità di rispondere al bisogno di autonomia, libertà, aggregazione, movimento, tranquillità. Bisogni che, in una dimensione ristretta, restano insoddisfatti. Ecco che, nonostante il piacere di stare insieme ai figli, emerge anche la frustrazione nello stare con loro. E’ naturale. Preoccupati per la salute, per la situazione economica, impegnati a fare i conti con l’utilizzo indispensabile delle nuove tecnologie, ignari di ciò che a breve termine accadrà nel nostro Paese: ma davvero possiamo pensare che agitazione, rabbia, frustrazione non navighino quotidianamente dentro di noi senza avere ripercussioni nel momento in cui un figlio si arrabbia, chiede aiuto, lamenta un bisogno, si annoia, si agita? In questi giorni il concentrato di emozioni all’interno di casa in alcuni momenti può rappresentare un cocktail esplosivo. E questi momenti non si possono evitare. Possiamo prevenirli offrendo ai figli la possibilità di regolare ritmi e attività durante le loro nuove giornate. Possiamo affrontarli accettando che in alcuni momenti si può esplodere o crollare, aiutando i figli a fare lo stesso. Imparare a gestire i momenti di rabbia o sconforto non buttandosi addosso le emozioni, ma cercando di dirsi come si sta in quel momento. Possiamo rallentare gradualmente, per trovare il ritmo che ci consente di connetterci a loro. Potrebbe rappresentare una nuova opportunità. Definire i momenti della giornata per stare insieme, condividendo esperienze a seconda dell’età dei figli (anche adolescenti!!), definirne altri per prendere distanza, comunicando ai figli che in certi momenti è necessario stare “disconnessi”, perché si ha bisogno di tranquillità per ricaricarsi. Siamo sempre alla ricerca del tempo per “fare”, oggi si tratta di utilizzare questo tempo per imparare a STARE, insieme e soli a seconda dei momenti della giornata. Ma l’esercizio più difficile (riportato dalla maggior parte di genitori) è quello di riuscire a riconoscere che i propri comportamenti hanno a che fare soprattutto con il proprio stato d’animo, e che NON sono solo causa del comportamento dell’altro. Oggi iniziamo proporvi qualche spunto di riflessione su questo aspetto, attraverso la nostra prima breve storia. Mamma Anna stamattina ha seguito Pietro e Andrea nei compiti, ha fatto una lavatrice, ne ha stesa un’altra e ha preparato pranzo. E’ a casa da lavoro per due settimane. Papà Carlo è in camera occupato con lo smart working. Nel pomeriggio si gioca a carte e si guarda un po’ di tv. La spesa si farà l’indomani anche se qualcosa manca in frigo. A tavola, la sera, il piccolo Pietro un po’ annoiato, un po’ stanco di stare sempre accanto al fratello, chiede il parmigiano e papà risponde che è finito e che domani andranno a comprarlo. Pietro ha voglia di parmigiano, inizia ad essere stanco, un po’ disorientato dalla giornata atipica, non vede i nonni da una settimana, non gioca a pallone da due e il suo amico Paolo gli manca moltissimo. Inizia a piangere fortissimo. Sono capricci? O Pietro ha solo bisogno di sfogarsi perché le giornate nuove sono difficili anche per lui? Papà Carlo non dice nulla, Lo prende per mano e lo porta in cantina a prendere un vino speciale che berrà con la mamma e una pietra magica che metterà sul tavolo per scriverci sopra la spesa del giorno dopo. La sera, prima di addormentarsi, dice a Pietro che lo sa, è difficile rinunciare alla libertà in questi giorni. E lo stringe stretto a sè.

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